Il Quartiere Coppedè: dove gli edifici si ubriacano di bellezza

Architettura che balla il twist tra le vie di Roma.
7 maggio 2024 di
Il Quartiere Coppedè: dove gli edifici si ubriacano di bellezza
Alessandro Liggieri

Il Quartiere Coppedè a Roma, un angolo di mondo dove le costruzioni hanno più personalità di certi reality show. 

Un fantastico viaggio nell’irreale

Davvero, cosa c'è di meglio di un sabato pomeriggio a Roma? Sarai tentato di dire "gelato", ma ti sbagli. La risposta giusta è passeggiare nel Quartiere Coppedè e chiederti se gli architetti locali non abbiano fatto uno stage nel Paese delle Meraviglie.


Il Coppedè è meno un quartiere e più un sogno architettonico di Gino Coppedè, che apparentemente ha deciso che se non poteva essere Salvador Dalí, avrebbe potuto almeno costruire come se lo fosse. Passeggiando qui, ti aspetti che ogni momento sbuchi fuori un Bianconiglio con l'orologio, o magari un gatto che svanisce lasciando solo il sorriso.


Situato in un angolo di Roma ben nascosto tra via Tagliamento e piazza Buenos Aires, il Coppedè è un cocktail di stili che va dal barocco al liberty, con un pizzico di gotico e una spruzzata di art deco. È come se un gruppo di architetti si fosse chiuso in una stanza con un bar pieno e avesse iniziato a disegnare dopo il terzo drink.


E non è solo un piacere per gli occhi. Ogni edificio è carico di dettagli così finemente lavorati che ti viene da pensare che Gino e il suo team potrebbero aver avuto un po' troppo tempo libero. C'è una sensazione di movimento in ogni angolo, con balconi che sembrano pronti a prendere il volo e finestre che occhieggiano come se sapessero cose che tu non sai.


In questo labirinto di meraviglie architettoniche, ogni passo ti porta in una nuova scena di questo teatro urbano. Non è solo un quartiere, è un'opera d'arte vivente, dove persino le strade sembrano aver dimenticato di essere solo strade e si comportano più come tappezzerie per un palcoscenico shakespeariano.


Il Quartiere Coppedè è un posto che non puoi semplicemente visitare; devi viverlo, respirarlo e, se sei come me, probabilmente anche un po' disorientarti. Ma in quel caso, che migliore posto per perdere la bussola, se non in un quartiere dove persino gli edifici sembrano sussurrare storie di altri tempi e mondi magici?

Quando Gino incontrò l’arte

Oh, il caro vecchio Gino Coppedè! Non un semplice mortale, ma un mago dell'architettura, uno che, quando incontrava l'arte, non le stringeva la mano, ma le ballava un tango appassionato sotto gli occhi stupiti di una Roma ancora legata ai suoi stili più tradizionali.

Ecco la storia: siamo nei ruggenti anni '20, e Gino, un architetto non proprio ordinario, decide che Roma ha bisogno di un pizzico di fantasia. Non bastavano i colossei, le basiliche e le piazze danzanti sotto il sole. No, Roma era pronta per un'avventura architettonica, e chi meglio di Gino poteva guidarla attraverso questa giungla di pietra e marmo?

Il Quartiere Coppedè diventò il suo telaio, il posto dove Gino avrebbe tessuto la sua trama complessa di stili, colori e forme. Pensate a un artista con una tavolozza così piena di colori che potrebbe dipingere l'arcobaleno e ancora avere tinte da sprecare. Ecco chi era Gino: un artista che non vedeva l'architettura come mattoni e malta, ma come versi di una poesia visiva che solo lui poteva recitare.

La sua opera non fu un mero costruire, fu un atto di amore, di sfida, quasi un flirtare con le regole dell'architettura e riderne mentre creava balconi che sembrano fluttuare, tetti che sfidano la gravità e decorazioni che raccontano storie migliori di molti libri. Gino sapeva che ogni architrave, ogni colonna e ogni finestra aveva un suo carattere, e lui era lì, pronto a presentarli al mondo come una compagnia teatrale pronta a salire sul palco.

Il risultato? Un quartiere che è più di una somma delle sue parti. È un'opera d'arte che vive e respira, che sorprende e seduce. Le persone passeggiano tra le sue vie come visitatori in una galleria d'arte a cielo aperto, dove ogni passo rivela una nuova scultura, un nuovo quadro, una nuova scena.

Quando Gino incontrò l'arte, non si limitò a scambiarci qualche cortesia; la sposò, la portò a casa e la fece vivere per sempre nel cuore di Roma, nel Quartiere Coppedè. E per chi passeggia oggi tra quelle strade, è impossibile non sentire l'eco di quel tango audace che Gino e l'arte ballarono insieme, lasciando un'impronta indelebile nella storia della città eterna.

Gossip da marmo

Ah, il Quartiere Coppedè, un posto dove anche le pietre sussurrano segreti e i marmi mormorano pettegolezzi. Si, perché non si tratta solo di un luogo dove l'architettura fa il fenomeno; qui, le leggende e le storie curiose sono di casa tanto quanto gli abitanti.

Prendi per esempio la famosa "Fontana delle Rane". Non è una semplice fontana, ma un palcoscenico per aneddoti degno di gossip di prima pagina. Il più succoso? Quella volta in cui i Beatles, si proprio loro, i Fab Four, decisero che era una buona idea fare un tuffo notturno nelle sue acque. Immagina la scena: stelle della musica mondiale che saltano tra le rane di pietra, sotto il cielo romano, forse dopo un bicchiere di troppo o semplicemente spinti da un impulso di libertà. Un concerto per rane, senza biglietto, che ha lasciato il segno tanto da diventare leggenda.

Ma non è finita qui. Si racconta che chi bagna le mani nell'acqua della fontana o chi osa sfidare le rane a un duello di sguardi possa ritrovarsi con un tocco di fortuna inaspettata. O forse solo con le scarpe bagnate, dipende da quanto credi ai racconti locali.

E per gli amanti del mistero, c'è sempre la storia del cane di pietra che, a mezzanotte in punto durante la notte di San Giovanni, prenderebbe vita per correre attorno al quartiere, proteggendo gli innamorati e spaventando i curiosi troppo impertinenti. Verità o fantasia? Nel Coppedè, il confine è sempre un po' sfumato.

Il Quartiere Coppedè non è solo un insieme di edifici stravaganti e affascinanti, è un vero e proprio libro di storie scritto in pietra e marmo. Ogni angolo racconta un pezzo di storia romana, ogni scultura nasconde un aneddoto, ogni facciata svela un segreto.

Ecco, il Coppedè è così: un luogo dove il gossip non è mai banale, ma scolpito nel marmo e sussurrato dalle fontane, un posto dove la storia si mescola alla leggenda, e camminare per le sue strade significa ascoltare le voci di un passato che non è mai realmente passato.

Giudizio di un flaneur ironico

Passeggiare nel Quartiere Coppedè con l'occhio critico di chi ha visto troppi episodi di "Architetture del mondo" può essere un'esperienza tanto esilarante quanto illuminante. Se la tua idea di divertimento include giudicare l'eclettismo architettonico con la stessa severità con cui un gatto giudica i nuovi ospiti, allora benvenuto nel mio mondo.

Il Coppedè, per chi non fosse avvezzo alle bizzarrie romane, potrebbe sembrare il risultato di una sfida tra architetti sotto l'effetto di sostanze discutibili. "Ehi, Gino, scommetto che non riesci a mettere insieme tutti questi stili senza fare un casino!" E Gino, tenendo il suo spritz in una mano e il compasso nell'altra, rispose: "Tienimi il Campari."

Ogni volta che cammino attraverso questo quartiere, non posso fare a meno di pensare che Gino Coppedè abbia giocato a Tetris con gli edifici. Dove altro trovi una fusione di gotico, liberty, barocco, e un pizzico di art deco sparso qua e là come il parmigiano su una pasta al ragù? Solo a Roma, amici, solo a Roma.

E mentre ammiro queste follie architettoniche, penso a cosa direbbero gli edifici se potessero parlare. Probabilmente qualcosa del tipo: "Era davvero necessario quel cornicione lì?" o "Certo, aggiungi un altro balcone, non è che pesiamo già abbastanza." Eppure, nonostante questo apparente caos di stili, il Coppedè ha un suo fascino indiscutibile. È come guardare un film di Wes Anderson: sai che ogni dettaglio è esageratamente studiato, ma non puoi fare a meno di innamorartene.

Darei a questo quartiere un solido 9/10. Perché non un pieno 10/10, ti chiederai? Perché, cari lettori, la perfezione è noiosa, e il Coppedè è tutto fuorché noioso. È un quartiere che sfida le convenzioni, che gioca con l'arte come un gatto con un gomitolo di lana, e che ti lascia sempre qualcosa di nuovo da scoprire, anche dopo la centesima visita.

In conclusione, se sei il tipo di persona che apprezza l'arte quando si prende gioco di sé stessa, allora il Quartiere Coppedè è il luogo che fa per te. È un piccolo mondo alternativo dove l'arte incontra l'ironia, e dove ogni passo ti porta in una scena di un film che ancora deve essere scritto. Se non altro, è l'antidoto perfetto alla monotonia delle architetture moderne che si prendono troppo sul serio.

Perché te lo consiglio

Se ti piace l’ordinario, il Coppedè potrebbe farti sentire come Alice dopo aver bevuto la pozione sbagliata. È un luogo per chi ama il diverso, il bizzarro, l'incredibilmente artistico.

Perché non te lo consiglio

La bellezza del Coppedè non è per tutti. È come il caviale: o lo ami, o ti chiedi perché le persone mangino roba che sembra uova di pesce. Ma se sei del tipo che apprezza le cose fuori dal comune, questo è il tuo posto.

Ti do consigli, poi vedi tu...

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Alessandro Liggieri 7 maggio 2024
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