Demoni e pugni mancati: "The Divine Fury" ti farà esorcizzare la noia?

Scopri perché questo film è più confusionario di un demonio in un acquasantaio!
22 aprile 2024 di
Demoni e pugni mancati: "The Divine Fury" ti farà esorcizzare la noia?
Alessandro Liggieri

Demoni, pugni e olio santo: "The Divine Fury" combina pugilato ed esorcismi, ma riesce a tenere il passo o inciampa nei suoi stessi incantesimi?

Tra un pugno e una preghiera: dove la trama inciampa

Immagina un campione di arti marziali che un bel giorno si sveglia con un taglio che sanguina acqua santa. Questo è Park Yong-hoo, il nostro eroe malincuore che, dopo un infortunio che sembra più un tentativo fallito di stigmatizzazione, si ritrova con poteri guaritori miracolosi. Inserisci Padre Ahn, un sacerdote esorcista che sembra uscito da un casting per un reboot di "L'esorcista" in chiave fitness. Insieme, si lanciano in un'avventura per purificare Seul dai demoni, ma finiscono per navigare in un mare di cliché e scene d'azione che hanno più buchi di una teoria cospirativa.

Mentre Yong-hoo e Padre Ahn zigzagano tra combattimenti con demoni dall'aspetto di extras rifiutati da un film di serie B, la storia tenta di tessere una trama complessa di fede perduta e ritrovata, ma con la sottigliezza di un elefante in una cristalleria. I dialoghi, che mirano a essere profondi e significativi, spesso atterrano con la grazia di un pugile dopo un incontro troppo lungo. Yong-hoo, con i suoi nuovi poteri, sembra più confuso che mai, oscillando tra momenti di riflessione filosofica e scene di combattimento che lo vedono altrettanto perplesso su come esattamente si esorcizzi un demone con un pugno.

E poi c'è il ritmo del film, che fa salti più grandi di un canguro su steroidi. Un minuto sei in un tranquillo monastero dove il più grande pericolo sembra essere l'indigestione da acqua santa, e il prossimo sei catapultato in una lotta all'ultimo sangue in un parcheggio sotterraneo che sembra progettato dallo scenografo di "Mad Max".

In tutto questo, "The Divine Fury" cerca di essere un thriller d'azione, un dramma spirituale e una riflessione sulla religione, ma finisce per sentirsi come se qualcuno avesse messo in un frullatore "Rocky" e "Il rito", sperando che il risultato fosse un capolavoro cinematografico. Invece, è più un minestrone culturale che lascia lo spettatore sia affamato che leggermente nauseato.

Con la promessa di un mix esplosivo di azione e misticismo, il film dovrebbe essere un viaggio emozionante, ma invece di incantare, lascia il pubblico a interrogarsi su cosa esattamente abbiano appena visto e perché nessuno abbia pensato a esorcizzare la sceneggiatura prima di dare il via alle riprese.

Un'analisi poco celestiale

Con una narrazione che gira più a vuoto di un esorcista ubriaco su una giostra, "The Divine Fury" si sforza di unire il misticismo con la marzialità in un cocktail che sa più di brodo primordiale che di ambrosia divina. Il regista tenta di infondere un senso di urgenza e profondità spirituale, ma con la stessa efficacia di un bambino che tenta di spiegare la teologia con un vocabolario di supereroi e mostri.

La fotografia oscilla tra il divinamente ispirato e il mortalmente noioso. Ci sono momenti, soprattutto nelle scene di combattimento notturne, dove la camera si muove con una grazia quasi da balletto, catturando ogni goccia di sudore e sangue con una nitidezza che quasi ti fa sentire il dolore. Ma poi ci sono le scene di dialogo, dove l'illuminazione sembra più adatta a un'intervista in un ufficio mal illuminato che a un film che cerca di esplorare la battaglia tra bene e male.

Quanto ai costumi, sembra che il guardaroba sia stato preso in prestito da una produzione teatrale scolastica con un budget particolarmente limitato. Il sacerdote esorcista veste talvolta con abiti che lo fanno sembrare più un agente segreto che un uomo di fede, mentre il nostro eroe pugile sembra sempre pronto per un photoshoot di moda piuttosto che per un combattimento mortale contro le forze delle tenebre.

La musica, che dovrebbe sollevare l'anima e intensificare le scene di tensione, si perde in una serie di note che sembrano confuse su se stesse essere parte di un thriller horror o di un dramma emotivo. È come se la colonna sonora non avesse ricevuto il memo sul tono del film, suonando melodicamente dissonante in momenti chiave.

In sintesi, "The Divine Fury" si presenta con l'ambizione di essere una potente meditazione su fede, redenzione e lotta interiore, ma finisce per essere un'esecuzione cinematografica che, pur con alcuni lampi di brillantezza, è in gran parte un esercizio di potenziale sprecato. La mia valutazione? Un generoso 4 su 10, perché almeno gli attori sembrano divertirsi, e in qualche modo, nonostante tutto, anche noi.

Perché te lo consiglio 

Se sei affascinato dall'idea di combattere i tuoi demoni personali, forse troverai qualche perla di saggezza tra un montaggio sciatto e un dialogo che sembra scritto durante un ritiro spirituale con troppo vino.

Non te lo consiglio perché

Se cerchi un trattamento serio di temi come la fede e la redenzione, o semplicemente un buon film di esorcismi, questo potrebbe lasciarti più perplesso di un angelo a un concerto death metal.

Ti do consigli, poi vedi tu...

Vuoi più recensioni che ti salvano da serate di noia infernale? Seguimi e unisciti alla nostra congrega di cinefili blasfemi!

Seguimi

Demoni e pugni mancati: "The Divine Fury" ti farà esorcizzare la noia?
Alessandro Liggieri 22 aprile 2024
Condividi articolo
Archivio