Dubbi antichi: sfogliando il manuale degli scettici senza tempo

Perché restare confusi con stile è meglio che essere noiosamente certi.
8 maggio 2024 di
Dubbi antichi: sfogliando il manuale degli scettici senza tempo
Alessandro Liggieri

Un salto nel tempo per capire come quegli antichi filosofi rompiscatole mettevano in discussione tutto, persino la pizza con l'ananas.

Ritorno al passato senza DeLorean

Bene, allora. Mettiti comodo perché stiamo per fare un viaggio nel passato, e no, non ci sarà bisogno di un DeLorean o di incontrare il Dottor Brown. Stiamo andando ancora più indietro, ai tempi in cui le persone indossavano toghe come fosse l'ultimo grido e filosofare era il loro modo di fare sport.

Immaginati in Grecia, sotto il sole cocente, dove un gruppetto di uomini barbuti (e un po' sudati, perché il deodorante non era stato ancora inventato) si dava da fare non per vincere l'Olimpiade, ma per fare a pezzi ogni certezza conosciuta dall'uomo. Sì, stiamo parlando di quei tizi che hanno inventato il dubbio professionale, quegli scettici che non prendevano per buono neanche il "buongiorno" se non veniva rigorosamente dimostrato.

E poi c'è Socrate, il tipo che tutti ricordano perché ha trasformato il "Perché?" dei bambini in una carriera filosofica. Questo tizio passeggiava per l'Agorà, guardava negli occhi gli ateniesi e con un sorriso beffardo lanciava le sue domande-trabocchetto. Non stava certo tentando di vincere un concorso di popolarità, ma voleva spingere chiunque incontrasse a pensare un po' più a fondo, a dubitare di tutto, anche del fatto che il giorno dopo sarebbe di nuovo sorto il sole.

Quindi, preparati a esplorare come questi antichi rompiscatole hanno aperto la strada a millenni di menti critiche, e come hanno reso il dubbio non solo una pratica accettabile, ma quasi uno sport estremo. E tutto questo senza una singola ruota di scorta, figuriamoci una macchina del tempo. Allaccia la cintura (o meglio, allaccia la toga), perché il viaggio sta per iniziare!

I ribelli della toga

Ah, gli scettici antichi, una vera banda di ribelli con la toga. Non ti immaginare solo un gruppo di vecchi filosofi seduti a meditare su rocce. No, questi erano i veri bad boys dell'intelletto, sempre pronti a tirare in ballo una domanda filosofica a ogni affermazione, fosse anche il semplice "passami l'oliva".

Ecco Socrate, il capobanda, un tipo che poteva far sembrare un colloquio di lavoro una passeggiata al parco. Il suo sport preferito? Mettere in crisi esistenziale chiunque osasse dialogare con lui. E con che arma? Il dialogo socratico, ovviamente, una tecnica così tagliente che anche il più fiero guerriero avrebbe preferito affrontare una lancia piuttosto che una delle sue domande.

Poi ci sono i Sofisti, i mercenari del pensiero che potevano convincerti che il bianco era nero e viceversa, naturalmente per una modesta cifra. Non esattamente i cattivi del film, ma di sicuro non erano i tipi che volevi come insegnanti di tuo figlio, a meno che non stessi cercando di crescere un piccolo avvocato difensore.

E non dimentichiamo Pirrone, il tipo così scettico che probabilmente dubitava persino della sua esistenza. Andava in giro affermando che niente poteva essere conosciuto, nemmeno questo fatto. E per quanto assurdo possa sembrare, aveva i suoi seguaci, che, immagino, non erano mai completamente sicuri del perché lo seguivano.

Questi erano i tipi che se ne stavano in giro per le strade di Atene, facendo esplodere le menti e forse anche un po' le piazze. La loro idea di un venerdì sera divertente includeva probabilmente una bella sessione di dibattiti in cui mettere in dubbio le certezze altrui, solo per sport. Chi aveva bisogno di teatri o di corse di carri quando potevi vedere un buon vecchio scontro di dialettica in piazza?

Quindi, come puoi vedere, questi ribelli della toga non erano solo dei pensatori, erano degli artisti del dubbio, pronti a trasformare ogni certezza in una domanda aperta. E tutto questo lo facevano indossando una toga. Prova a immaginare di fare lo stesso oggi con un paio di jeans stretti; non è proprio la stessa cosa, vero?

Che cosa ci insegnano questi scettici antichi?

Allora, cosa impariamo da questa sgangherata banda di pensatori con la toga? Beh, per prima cosa, che è totalmente legittimo e, oserei dire, estremamente salutare mettere in dubbio tutto ciò che ti viene servito su un piatto d'argento, anche se il piatto viene dalla madre di Platone.

I nostri amici scettici antichi ci insegnano che il dubbio non è solo per quelli con una crisi di identità o per gli adolescenti ribelli. È uno strumento potente, un vero e proprio superpotere che ti permette di non cadere nelle trappole delle certezze troppo comode e delle verità fabbricate. Dubitare ti mantiene sveglio, vivo, e, francamente, un po' fastidioso per chi ama troppo le sue convinzioni.

Imparare dai maestri del dubbio significa anche capire che ogni risposta porta a nuove domande e che questo è il vero motore del progresso, non solo nella filosofia, ma nella vita di ogni giorno. Vuoi un consiglio da chi ha trasformato il dubbio in arte? Non fermarti mai alla prima risposta, né alla seconda. Continua a scavare, perché la verità è come una cipolla: ha molti strati e il rischio di farti piangere un po', ma vale sempre la pena arrivare al cuore.

Infine, questi vecchi critici con la barba ci ricordano che prendersi troppo sul serio è il primo passo verso il disastro. Ridere di se stessi, delle proprie convinzioni e persino delle proprie incertezze è una forma di saggezza che non passa mai di moda. Non è forse meglio una risata in compagnia di una buona domanda filosofica piuttosto che un pugno sul tavolo accompagnato da una "verità" indiscutibile?

In conclusione, il lascito di questi scettici antichi è una lezione perenne: dubita, chiedi, ridi e, soprattutto, continua a filosofare, anche se tutto quello che hai a disposizione è una vecchia toga e un paio di sandali sfondati. E ricorda, la prossima volta che qualcuno ti dice "Ecco la verità!", potrebbe essere il momento perfetto per tirare fuori il tuo interno Socrate e chiedere: "Ma sei sicuro?"

Perché te lo consiglio

Ti consiglio di approfondire questo circo filosofico dell'antichità perché, ammettiamolo, chi non vorrebbe essere il saputello della situazione che alza la mano per dire "Beh, tecnicamente..."? È il modo perfetto per essere inviso e amato allo stesso tempo.

Perché non te lo consiglio

Non ti consiglio di tuffarti in questo mare di incertezze se preferisci vivere nella dolce ignoranza delle masse. Dopotutto, sapere meno significa dormire meglio. E chi ha bisogno di ulteriori motivi per restare svegli la notte?

Ti do consigli, poi vedi tu...

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Alessandro Liggieri 8 maggio 2024
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